I fattori che influenzano tale verifica sono un coefficiente η, calcolato in funzione di αj che assume un valore di 0.6 o 0.48 a seconda che il nodo sia interno o esterno, la resistenza a compressione di progetto, la distanza tra le giaciture più esterne delle armature del pilastro e la larghezza effettiva del nodo ottenuta in funzione della larghezza del pilastro e della trave. Infine sotto la radice troviamo un altro fattore, corrispondente alla forza assiale di compressione al di sopra del nodo normalizzata sulla resistenza della sola area di cls.
Come definito al §7.4.4.2.1 per CD”A” e CD”B” tale fattore vd deve essere inferiore rispettivamente a 0.55 o 0.65. Essendo però contenuto in un radicando, il valore di vd non può mai superare il valore di η.
Verifica di trazione diagonale
I fattori che influenzano questa formula sono principalmente legati alla resistenza a trazione del cls, al valore del taglio sollecitante nel nodo e le dimensioni geometriche del nodo. Un aspetto importante da notare è che il fattore vd in questo caso si trova al denominatore, pertanto una compressione del nodo per effetto del pilastro soprastante permette una minor armatura a taglio. Ovviamente questo evidenzia un problema per i nodi dell’ultimo piano, privi di pilastri superiori.
Come detto prima la seconda verifica della trazione è più semplice da eseguire, specialmente se ci vogliamo imbattere o cimentare in prove “manuali” di calcolo.
Verifica secondo la formula 7.4.11 e 7.4.12.
I fattori che stavolta influenzano la formula sono oltre al solito vd, l’area delle armature longitudinali delle travi. I valori dello snervamento delle barre, essendo generalmente uguali tra staffe e armature longitudinali, possono essere eliminate, rendendo tale formula molto più semplice.
Anche in questo caso, una buona compressione dovuta al pilastro superiore al nodo comporta la necessità di una armatura a taglio inferiore, generando problemi per i nodi dell’ultimo piano.
Riscontro da esempi
Facendo alcune prove di calcolo si può affermare che la verifica a compressione non comporta generalmente grosse problematiche, e la verifica risulta soddisfatta nella maggior parte dei casi.
Per quanto riguarda la verifica a trazione, l’area delle staffe nel nodo raggiunge valori notevoli. e spesso non si riesce a capire come si possa fisicamente inserire tutte quelle staffe nel nodo.
A titolo di esempio, prendiamo il caso di due nodi all’ultimo piano di un fabbricato, di cui uno interno ed uno esterno. I pilastri hanno sezione 30×30 e le travi che confluiscono nel nodo abbiano sezione 30xh40 e siano poco armati, 2+2 Ø16. Tutte le armature longitudinali e trasversali sono del tipo B450C.
Nel caso di:
- nodo esterno l’area delle staffe deve essere maggiore di 1.1 volte area delle barre inferiori, quindi ≥ 442 mm2;
- nodo interno l’area delle staffe è praticamente doppia, ≥ 884 mm2.
Ipotizzando staffe Ø8 a due braccia, l’area di una staffa è pari a circa 102 mm2, quindi avrei rispettivamente 5 e 9 staffe in un nodo di altezza pari a circa 32 cm (distanza tra i ferri longitudinali delle travi).
Quindi per i due nodi avrei rispettivamente una staffa ogni 6 e 3 cm.
Ovviamente la cosa si complica per travi a basso spessore, riducendo quindi l’altezza geometrica del nodo, e con armature longitudinali ben più numerose.
Conclusioni
Con questa piccola disamina si intende evidenziare alcune problematiche apparentemente “numeriche” che però porteranno a modificare le strutture in c.a., variando le dimensioni “classiche” di travi e pilastri verso elementi meno “sottili”, e sicuramente incentrando l’attenzione sulle armature trasversali.
Ovviamente si dovrà iniziare ad usare diametri di staffe maggiori, magari Ø10, e magari a 4 braccia, all’interno del nodo, ottenendo cosi, oltre a verifiche soddisfatte, un allontanamento da possibili rotture di tipo fragile.
Intanto dobbiamo trovare il modo di farlo capire in cantiere e farlo mettere in pratica.